Non ero mai stato a Pescasseroli, Elena al volante, approfittiamo del ponte del 2 giugno per andarci.
Mattina assolata, niente bandiere per la festa della repubblica, ma tante foto in bianco e nero di personaggi dello spettacolo di qualche decennio fa. All’inizio pensavo ad una trovata estemporanea di qualche cittadino appassionato di cinema, poi leggo bene: “Da via Veneto a Pescasseroli” con sotto i loghi della regione e di altre istituzioni, è quindi una cosa seria, nelle intenzioni.
Mi torna in mente Franco, il gestore della baita dove alloggiamo, che mi ha raccontato come il paese sia pieno di ville dei personaggi famosi dello spettacolo, ma non svanisce il senso di sottile tristezza che mi mettono quelle fotografie che sono pur belle, ma troppo nostalgiche, come se il paese non fosse interessante di suo.
Ritornando alla baita che ci ospita Franco mi indica con il dito una montagna: “vedi, lassù era pieno di pecore, di questi tempi ce n’erano migliaia, adesso niente”, da Via Veneto al tratturo la strada è veramente tanta e ci si può perdere facilmente.
Da laureato in filosofia mi ero fatto una certa aspettativa sulla città natale di Benedetto Croce, insieme a Gramsci il più rilevante pensatore italiano del Novecento a mio parere. Casa natale apparentemente in disuso e figura dimenticata.
Il giorno dopo gran bella camminata sul monte Tranquillo, carpini e altri grandi alberi con quel bel muschio che toccandolo sembra di accarezzare la schiena di un grande animale docile.
La sera il festival della montagna, sotto lo sguardo perplesso di una diva del cinema tedesca degli anni settanta ritratta sorridente in foto.
Un gruppo di donne canta, lavora la lana, legge e racconta la vita di questi luoghi tra pastorizia ed emigrazione. Linguaggio della musica, delle mani e della parola si intrecciato insieme come la matassa che diventa filo morbido. Bravissime.
Un simpatico signore dalla barba bianca ha costruito insieme ai bambini una specie di caminetto con fango e paglia, adesso il fuocherello è acceso.
Dive del cinema, registi famosi, Benedetto Croce, la montagna, i canti popolari, le pecore, provo a immaginare, senza riuscirci, la carta di identità di questo paese.
Il pomeriggio incontriamo l’amico Paolo Piacentini che ci porta nella piccola pasticceria di Tiziano, spicchi di arancia e fichi ricoperti di cioccolata: goduria.
La mattina successiva c’è un bel convengo nell’ambito del festival, una allevatrice racconta storie di eroismo quotidiano tra terremoto e burocrazia. Parla il presidente del Parco Nazionale dell’Abruzzo. Paolo Piacentini con la consueta passione tocca diversi temi, mi colpisce che le foglie dei faggi di alta quota stanno cambiano colore a causa del surriscaldamento globale. Franco Arminio parla della “sindrome del giorno dopo”. Quando parliamo di montagna, di piccoli paesi, siamo sempre tutti d’accordo, poi il giorno dopo non succede niente, tutto va avanti come prima.
Poi si va in piazza, dove si canta e si balla anche a mezzogiorno.
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